Categorized | Attualità

Sponsorizzazioni sospette, sfiorato dall’inchiesta anche primogenito di Bossi

Posted on 29 novembre 2012

C’è anche Riccardo Bossi, figlio di Umberto, tra gli sportivi sponsorizzati negli ultimi anni dalla Gec spa, la società di riscossione tributi al centro delle indagini dei carabinieri e della Procura di Torino per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, alla concussione e alla turbativa d’asta. Sponsorizzazioni che, secondo gli inquirenti, servivano per creare fondi neri da cui attingere i soldi con cui corrompere i funzionari regionali compiacenti. Il coinvolgimento del primogenito del Senatur emerge da un’intercettazione ambientale del 30 settembre 2011: il direttore generale dell’azienda Aldo Magnetto, arrestato giovedì mattina, chiede agli altri manager se rinnovare la sponsorizzazione al primo figlio del senatur, pilota di rally.

“Dico il problema era questo, il ragazzo di Milano, il figlio di…”. “Di Bossi”, aggiunge il presidente Alessandro Otella, altro arrestato. “Quando ci siamo incontrati lui (Luca Betti, campione di rally sponsorizzato dalla Gec, ndr) gli aveva detto che gli avrebbe offerto un rally che è in Svizzera. Il Rally della Vallée. Mi ha detto ‘Costa 10mila euro’”. L’ipotesi dei carabinieri è che “vi siano state in passato diverse sponsorizzazioni a vantaggio del figlio di Bossi, effettuate in modo che questi sapesse che era Gec il finanziatore”. Ma la nuova sponsorizzazione di cui si parla non è andata in porto: in una telefonata intercettata qualche settimana dopo, il pilota Betti afferma di non aver più sentito Riccardo Bossi e l’affare sembra terminare.

Quello di Bossi non è l’unico cognome eccellente sfiorato dall’indagine. Ci sono anche alcuni assessori regionali della giunta di Roberto Cota. Nessuno di loro è indagato, ma il comportamento di uno di loro finisce comunque sotto il giudizio degli inquirenti. A questi politici si sono rivolti gli indagati nel tentativo di influenzare la commissione che avrebbe dovuto preparare la gara per un mega-appalto. In un primo momento Giovanni Tarizzo, l’ex funzionario della Regione Piemonte al centro del ‘sistema’, fa pressioni sull’assessore al bilancio e alle finanze Giovanna Quaglia, della Lega Nord, affinché cambi la commissione del Consorzio servizi informatici (Csi), la società regionale che deve preparare la gara. Tuttavia l’assessore nega l’aiuto: per lei l’importante è che il metodo di scelta sia trasparente.

Allora i vertici della società Gec si mettono in contatto con l’assessore al commercio William Casoni (Pdl) e lui, durante una cena, si dimostra interessato e disponibile al dialogo. Dice di poter intervenire per influenzare il bando di un appalto in Campania, confida di aver chiesto all’assessore Quaglia di “star zitta” sull’appalto piemontese per facilitare la Gec. Poi fa riferimento a un onorevole: “E’ un mio caro amico, ci vediamo tutte le settimane, e una volta alla settimana anche a pranzo. Lui è in commissione bilancio a Roma. Se gli dai un obbiettivo te lo porta a casa”. Secondo gli inquirenti si tratta di Teresio Delfino, deputato cuneese dell’Udc, più volte sottosegretario di governo. Inoltre Casoni – è l’interpretazione degli investigatori – “fa riferimento ad alcuni business interni da fare attraverso una ditta e che tale società potrebbe essere adoperata per ‘ungere la macchina’”.

In una conversazione intercettata il presidente onorario della Gec Giovambattista Rocca (altro personaggio arrestato) dice che Casoni “in Piemonte, nel cuneese, è l’uomo del dieci per cento”. Tuttavia per il pm “non paiono esservi elementi sufficienti per ritenersi chiarito l’apporto eventualmente dato da Casoni alla turbativa del procedimento di gara”, anche se “emerge con allarmante chiarezza e la diffusa – ed a questo punto fondata – convinzione che per attuare propositi truffaldini ai danni della collettività non si possa prescindere dal coinvolgimento di personalità politiche, probabilmente alcune già note per la loro disponibilità ad appoggiare iniziative poco trasparenti”. Queste personalità politiche – scrive il magistrato – “una volta venute a loro conoscenza, dovrebbero se non denunciare quanto meno scoraggiare attraverso provvedimenti e comportamenti diversi da quelli tenuti dal Casoni”.





Comments are closed.

Cerca