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Silvio Berlusconi a Porta a Porta getta la maschera e torna Caimano. Prima mano tesa, poi attacca Monti e Casini. E spiega come occuperà la tv

Posted on 18 dicembre 2012

“Punto al 40 per cento, ma dipende dalla quantità di ore in cui andrò in tv. Io sono in credito nei confronti del sistema televisivo. La sinistra solo a novembre ha avuto 124 ore in tv”. Ecco svelato il piano, senza neanche girarci tanto attorno. Senza pudore. Silvio Berlusconi, ospite della trasmissione Porta a Porta di Bruno Vespa, spiega il disegno vero che sta dietro alla richiesta del Pdl di rinviare le elezioni, quel blitz che alla Camera ha rimesso in discussione la road map voluta proprio dal Pdl: “Questa fretta di andare al voto – afferma Berlusconi – dà un impulso di fretta alla costituzione delle liste e dà un impulso di fretta alle elezioni. È una forzatura inutile”.

Con la scusa della legge di stabilità da approfondire e del decreto sulle liste da leggere parola per parola, l’obiettivo è prendere tempo, guadagnare due settimane in più senza par condicio. Nel corso delle quali il Cavaliere ha intenzione di saturare tutti gli spazi televisivi disponibili. Se si votasse il 17 febbraio, la tagliola della par condicio scatterebbe a inizio gennaio, neanche il tempo di digerire il panettone. E invece Berlusconi vuole più tempo. Perché da quando ha inondato la tv con un profluvio di dichiarazioni senza contraddittorio ha recuperato tre punti.

L’occupazione dei media funziona. Sia l’informazione addomesticata delle tv del Biscione, che da giorni sembrano un comitato elettorale, col Tg 4 che manda a rullo l’integrale della presentazione del libro di Vespa, in attesa di nuove performance. E col Tg 5 che ripercorre i successi dei governi Berlusconi. E funziona la presenza diretta del Cavaliere nelle trasmissioni di approfondimento, usate come megafoni elettorali, come microfoni di propaganda e di versioni di parte. Come quella sul Ppe andata in scena ieri a Porta a Porta, dove Berlusconi prima ha affermato che l’idea di invitare Monti al Ppe è stata sua. Poi di fronte alla smentita di Martens ha venduto una seconda versione farlocca: “Non vuol far vedere di essere stato influenzato da me”. Il tutto senza contraddittorio politico. E con tanto di aggressione ai giornalisti critici, come il direttore dell’Unità Claudio Sardo: “Lei – punta l’indice l’editore che si dice liberale – sta raccontando favole, delle pure menzogne, come fa la sinistra”.

Un’invasione impressionante. Negli ultimi tre giorni, il Cavaliere ha occupato l’etere. Prima il monologo da Barbara D’Urso, poi l’intervista dal salotto di Arcore. Ieri Porta a Porta. E nei prossimi giorni, assicurano i suoi, ogni giorno troverà un modo per essere presente in tv, in ogni spazio possibile. Per questo ha deciso di prendere tempo sulla par condicio. Che ieri il Cavaliere ha nuovamente attaccato, nel salotto di Vespa: “I contendenti devono avere lo stesso spazio secondo la proporzione dei voti in parlamento, invece hanno lo stesso spazio e questo avviene solo in Italia, contro di me. Ho 123 ore ancora da recuperare rispetto alla sinistra”.

Solito schema. Sul quale Berlusconi ha rimesso a lavoro la solita squadra. Dopo un periodo di distacco è stato richiamato in servizio permanente effettivo Paolo Bonaiuti, il regista delle ospitate Rai. Colui che ha sempre mandato ai conduttori amici l’elenco di chi invitare, compresi avversari comodi. Mentre sul fronte Mediaset a raccordarsi con tutti i direttori di testata ci pensano direttamente Fedele Confalonieri e Mauro Crippa, direttore generale dell’informazione del gruppo. Solito schema, dunque. E repertorio da Caimano. Perché l’obiettivo è parlare a quelli che Alessandra Ghisleri chiama gli “incazzati”, che si sono rifugiati nell’astensione e nel voto di protesta. Ecco che da Vespa Berlusconi usa linguaggio e argomentazioni anti-montiane, quasi grilline. Contro l’Europa a trazione tedesca, contro l’Euro da cui si dovrebbe uscire, contro il governo visto che per il Cavaliere la crisi si è aggravata. E contro Fini e Casini, su cui ha picchiato durissimo (“orrendi”, “cavalli di troia della sinistra”) secondo la sua personale concezione che se passa il messaggio che lavorano per la sinistra il loro elettorato vota il centrodestra.

E la maschera cade su Monti. Dopo giorni in cui Berlusconi ha ripetuto che, fosse per lui, gli lascerebbe la guida dei moderati, finalmente dice quello che pensa davvero. Basta una dichiarazione di Pier letta da Vespa per far sbottare il Cavaliere: “Dopo le parole di Casini l’offerta a Monti decade”. Parole di fuoco pure nei confronti di quel governo nei confronti del quale il Pdl ha votato una cinquantina di fiducie: “Se continua così aumentano i disoccupati di tre milioni, il governo dovrà aumentare le tasse, e finisce come in Grecia con una guerra civile. Non posso permettere che nel paese che amo la situazione degradi verso il baratro”. È tornato, nelle vesti del Caimano. Sicuro, sfrontato, con la verità pronta per l’uso. Pronto a combattere come un leone, fino alla fine, a combattere fino all’ultimo minuto utile: “Italiani stanchi di me? Vedremo con il voto”. Già, gli italiani.




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